Chi porta le ombre by William Raineri

Chi porta le ombre by William Raineri

autore:William Raineri [Raineri, William]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM


V

19 novembre, 1944

Da qualche parte sulle Prealpi

Un anno dopo l’attacco al convoglio

Fulmine attraversò i cespugli dell’ingresso accompagnato da un tizio in cappotto color cammello e dall’aria intellettuale, scortato da un nerboruto guardaspalle.

«Vieni, ecco, questo è il Grembo, il nostro rifugio» disse Fulmine tenendosi un passo indietro. «Siamo una trentina di ribelli, ciò. Ne abbiamo combinate ai fasci.»

Mentre si faceva strada nel ventre della grotta, l’uomo col cappotto domandò: «È vero che resiste da più di un anno questa grotta?».

«Quasi due» rispose Fulmine. Quindi si rivolse a Vaifro, che s’era tirato su dalla branda e s’accomodava i pantaloni. «Dove sono tutti?»

«Due squadre sono di pattuglia, più le sentinelle, qui siamo in sei.»

«Ostia!» bestemmiò Fulmine.

«Se ci avvisavi...»

«Chiedi a Grazia di scaldare del caffè.»

L’intellettuale si guardò attorno. «Vorrei conoscere Olmo.»

«Ma dobbiamo parlare dei Gruppi di Azione Patriottica.»

«Dopo. Si parla delle sue azioni, quelle che ha organizzato e portato al successo. Il trucco del frate mi ha fatto scompisciare.»

Fulmine indicò Olmo e Taba al tavolo, intenti a ingrassare le armi: «È lui».

Taba tirò una gomitata a Olmo. «Prepara la penna degli autografi.»

«Vai a cagare.»

L’intellettuale fece segno al nerboruto di aspettarlo e li raggiunse. «Ciao, sei tu Olmo?»

«In persona» rispose Taba.

L’intellettuale allungò la mano. «Onorato di conoscerti.»

Olmo gliela strinse titubante.

«È timido» spiegò Taba. «Da quando il suo nome ha preso a girare, capita che dei compagni lo avvicinino per fargli i complimenti. Se vuoi vederlo arrossire, chiedigli di raccontarti le sue gesta.»

«Possiamo parlare da soli?» disse l’uomo col cappotto di cammello.

Taba s’alzò. «Porto le armi nella santabarbara.»

L’intellettuale s’avvicinò a Olmo e bisbigliò: «Per ragioni di sicurezza non ti dirò il mio nome e il mio ruolo. Dovrai fidarti».

«Per cosa?»

«Sappiamo tutto di te. Il tuo passato di ufficiale degli alpini, l’encomio e la medaglia d’argento. Conosciamo le azioni che hai condotto con la banda di Fulmine. Due guerre diverse, la stessa intenzione, la stessa sfrontatezza di cui abbiamo bisogno, ma... a un livello superiore.»

Olmo scosse il capo e abbassò lo sguardo. «Saprete allora che da ufficiale ho commesso un grave errore.»

«Quel villaggio è stato risparmiato.»

«Ho perso la metà dei miei uomini. Io ho potuto scegliere, loro no. Hanno eseguito ordini per cui sono morti.»

«La guerra è un fatto atroce ma necessario.» L’espressione sconsolata.

Olmo nascose la mano sotto il tavolo. «Per questo sono qui.»

L’intellettuale si guardò attorno in cerca di una ragione per convincerlo, ma Olmo fece per alzarsi. Allora tagliò corto: «Ci servi a Milano per dirigere un Gruppo di Azione Patriottica».

Olmo avvertì il picchiettio della mano sotto il tavolo. «Hai fatto tutta questa strada per niente. Non sono la persona giusta.»

«Stai scherzando? Guarda che...»

«Non comando più nessuno. Qui faccio la mia parte come intendo io. E tanto mi basta.»

Taba e Vaifro allungavano le orecchie per provare a rubare qualche battuta, mentre Fulmine era uscito dalla grotta.

Il guardaspalle s’avvicinò e fece loro un cenno d’intesa. «Quello è una volpe.»

«Olmo?» Taba sorrise. «Un tasso.»

«Dico sul serio, la storia del frate è stata una furbata.»

«C’eravamo anche noi» puntualizzò Vaifro.

«Dai? È andata come si dice in giro?»

Taba lanciò un’occhiataccia a Vaifro.



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